venerdì 16 dicembre 2022

La Via delle Buone Cose - Al Segno, per il nuovo percorso 2023 di Borghi d'Europa

 





I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa si incontrano Al Segno di Fontigo di Sernaglia della Battaglia, per raccontare il percorso d'informazione 2023, che riguarderà La Via delle Buone Cose, l'itinerario ispirato alla storica guida di Luigi Veronelli e ai suoi 'indirizzi di gola'.


L'iniziativa è inserita nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Ionica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adiatico ionica) ed è la prima di un lkungo viaggio del gusto che coprirà tutto il 2023.


Nicole, Nicolò e Federico sono stati scelti sia per l'eccellenza della proposta cucinaria che per la bontà della pizza, senza se e senza ma.


Il primo incontro si apre con la degustazione della pizza in osteria, seguiranno alcuni piatti

rigorosamente scelti fra il menù del giorno, a conferma di un viaggio che predilige il talento quotidiano, quello che si esprime a misura di consumatore.


A convivio la giornalista, scrittrice e degustatrice Ufficiale A IS, Antonella Pianca , con altri Colleghi  della redazione di Borghi d'Europa Magazine.


I vini proposti spaziano dal Friuli Venezia Giulia (Vosca Vini di Brazzano -GO) al Veneto (azienda agricola Moro Sergio di Farra di Soligo), ambedue soci FIVI (Federazione dei Vignaioli Indipendenti).

lunedì 28 novembre 2022

Eurovinum – I vini della famiglia Ceotto all'11° Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti

 





Da novembre la rete Borghi d'Europa proporrà a Susegana alcuni appuntamenti sui temi storici e culturali che richiamano i Percorsi Internazionali, presentati nella sede del Parlamento Europeo a Milano, nell'aprile del 2019.


Ogni anno, all'interno del progetto L'Europa delle scienze e della cultura (patrocinato dalla IAI -Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella Regione Adriatico Jonica), si tiene l'incontro dei delegati dei Paesi e delle regioni che partecipano alle diverse iniziative di informazione.



Il Comune di Susegana aveva concesso il proprio Patrocinio alle iniziative di informazione della rete dei borghi europpei del gusto nel 2012, in occasione della rassegna informativa 'StoriediPiave, Racconti di identità' e nel 2015, per l'iniziativa Laboratorio d'Europa.



Così i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa avevano conosciuto i vini e la storia della Società Agricola di Paolo e Mauro Ceotto di Colfosco, aderente alla Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).



Pietro Ceotto verso la fine degli anni '60 si affranca dalla mezzadria e inizia un nuovo percorso che lo porta a realizzare una cantina, costruendo le botti per il vino con le proprie mani.


Pietro trasmette al figlio Paolo la passione per questo mondo : alla fine degli anni '90 l'azienda ha già una forte impronta viticolo-enologica.



Mauro, il figlio di Pietro, si diploma all'Istituto per la Viticoltura e nel 2005 si laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie alla Università di Udine.


Il fratello Dario si dedica alla cura dei vigneti.



Così, quando Borghi d'Europa decide la visita al Mercato dei Vini di Piacenza a fine novembre, i giornalisti inseriscono l'azienda Ceotto nelle tappe di conoscenza e valorizzazione del pianeta FIVI.


“Parlare dei vini Ceotto per parlare di Colfosco, dei suoi campi, di filari al sole, di verdi colline, di quei castelli e paesaggi che cinque secoli fa Cima da Conegliano mise come sfondo alle sue tele, paesaggi ancora riconoscibilissimi nella loro armonia e che provocano le stesse suggestioni, ancor più ora che il territorio delle colline del Conegliano e Valdobbiadene è rientrato, con l’UNESCO, tra i patrimoni dell’Umanità.Dal Castello di San Salvatore è un lento degradare di colline verso il Piave, quelle verdi colline dove da oltre cinquant’anni opera l’Azienda Agricola Ceotto nel rispetto della secolare tradizione vitivinicola veneta. Oggi l’Azienda estesa su una superficie di 11 ettari produce vini da uve Glera, Verdiso, Verduzzo Trevigiano, Chardonnay, Merlot, Cabernet sauvignon e Marzemino.”



E, in particolare, il vino col fondo in una esperienza che la famiglia condivide con altri produttori del territorio : sotto il nome ColFondo Agricolo, per proteggere la tradizione dei rifermentati in bottiglia delle colline trevigiane. “Un progetto che unisce i nomi di alcuni viticoltori, e delle rispettive aziende, con l’ambizione di portare lontanissimo – sì, anche sulla Luna – il vino della loro tradizione contadina. Un vino longevo che non ha paura di invecchiare, nemmeno in bottiglia.”

giovedì 17 novembre 2022

Eurovinum – Albamocco, storia d'amore, vigna e vino

 I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa a Slow Wine hanno conosciuto un'azienda

di Castelpiano (Ancona), Albamocco una storia d'amore, vigna e vino.



Albamocco è il progetto di Filippo e Alessandra.


La passione per le Marche e il Verdicchio dei Castelli di Jesi li spinge giovanissimi 

nel 2016 a iniziare il percorso vitivinicolo, nonostante venissero da mondi 

completamente differenti, senza un'eredità vitivinicola familiare alle spalle. 

L’approccio alla realtà aziendale di Albamocco è completamente innovativo, 

soprattutto guidato dal desiderio di emozionarsi ed emozionare. 

L'azienda sviluppa su una ventina di ettari fra i 180 e 400 metri sul livello del 

mare nella vallata del Balciana, un corso d’acqua a nord del fiume Esino. Si 

estende su 10Ha vitati a solo Verdicchio oltre ad oliveto, macchia boschiva e corsi 

d'acqua.

La cantina di proprietà, realizzata ex novo nel 2019/2020, è incastonata nella 

collina fra i vigneti, è stata progettata nel massimo rispetto dell'ambiente 

circostante per essere ad impatto zero. Questo anche grazie al tetto fotovoltaico, 

al recupero ed allo stoccaggio della CO2 prodotta dalle fermentazioni, al 

posizionamento fra i vigneti che permette di spostare per pochi metri le uve 

raccolte solo in cassette. 

Albamocco è una cantina completamente autonoma, la gestione va dalla terra 

all’imbottigliamento; le piccole botti in acciaio permettono di fare 

microvinificazioni a seconda della zona pedoclimatica del vigneto consentendo 

una migliore espressione del cru. Da Agosto 2022 tutta l'azienda è certificata Bio: 

la parte vegetale e la cantina. La filosofia dunque è da sempre quella della 

coltivazione nel rispetto del suolo, del territorio, del prodotto e di chi lo andrà a 

consumare.

Oggi si producono il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Monello, il Verdicchio 

dei Castelli di Jesi Classico Superiore Sciocchina e il Verdicchio dei Castelli di Jesi

 Metodo Charmat lungo Extra Brut FHIL, in arrivo il Verdicchio dei Castelli di Jesi 

Classico Superiore Fijo. Ognuno dei vini è chiara espressione del vitigno e della

zona pedoclimatica, pur avendo ciascuno una sua anima, una sua netta 

riconoscibilità.

martedì 8 novembre 2022

San Marino - Nel microcosmo di San Marino: un laboratorio di accoglienza turistica, di ecosostenibilità e di impegno per la pace

 





Il Podere Lesignano, che si trova a Serravalle, uno dei Castelli di San Marino, sotto il Monte Titano con il suo Castello dei Malatesta, ha sempre rappresentato un fantastico centro agrituristico, in cui la calda ospitalità, tipica della Romagna, si fonde con l’impegno al dialogo e all’amore per la Natura, propri dei Sammarinesi.

L’azienda agricola ha un’attività multifunzionale che, oltre alla coltivazione dei terreni, viti, olivi, cereali, ortaggi, ha sempre più negli anni allargato la propria attività all’agriturismo, alla fattoria didattica, alla attività di organizzazione di eventi, in particolare matrimoni e feste aziendali, nonchè di promozione del territorio e dei suoi prodotti. Anche la pandemia, pur avendo certamente rallentato l’attività dell’Azienda, non l’ha fermata, grazie anche all’attenta politica sanitaria della Repubblica.

Il titolare dell’Azienda, Stefano Valentini, da sempre interessato alle tematiche ambientali,  assieme ai suoi tre figli, Filippo, Francesco e Mario, ha ottenuto per i propri prodotti la certificazione di coltivazione biologica ed ha reso l’azienda autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie ad un campo fotovoltaico ed una caldaia a biomassa.

Questa filosofia di rispetto per la Natura ed il suo armonico equilibrio ha attirato negli anni stimolanti sinergie; in particolare il Podere ospita il San Marino Green Festival, ideato e diretto da Gabriele Geminiani, che riguarda la tematica della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente: per tre giorni si susseguono tavole rotonde, corsi di formazione, laboratori dimostrativi con l’intervento di produttori impegnati nell’ economia green.

Ma la collaborazione fra il vulcanico Stefano Valentini e Gabriele Geminiani ha creato un ulteriore momento di riflessione: un progetto speciale, iniziato 4 anni fa, tutto dedicato ad una tematica importantissima (ora più che mai): la pace

Il progetto ha un nome suggestivo: ORTIPERLAPACE: si tratta di un luogo in cui le vittime delle più assurde atrocità perpetrate per mano dell’uomo, sopravvivono e ci parlano attraverso gli alberi, alberi qui piantati che sono figli di quelli che sono stati testimoni silenziosi di fatti delittuosi.

Il parco sarà uno spazio destinato al raccoglimento e alla riflessione, affinché non si dimentichi ciò che immancabilmente nasce dai semi dell’odio.

Accanto a tanti altri “nontiscordardime arborei” vi è anche un piccolo ma significativo frutto di cachi, figlio di quello sopravvissuto all’atomica di Nagasaki, e piantumato in una cornice di bambini entusiasti e un’immensa bandiera della pace.

Vi è poi un altro aspetto che documenta l’impegno del Podere Lesignano: la presenza all’interno dell’azienda dell’unico tempio shinto in Europa il SAN MARINO JINJA. 



Il Jinja

Podere Lesignano –  Serravalle – Repubblica di San Marino –

Questa originalissima costruzione e stata possibile grazie alla dedizione dell’ambasciatore della Repubblica di San Marino in Giappone Manlio Cadelo, che con entusiasmo ha voluto concretizzare questo simbolo dell’amicizia tra i due paesi.

Ogni anno decine di visitatori vengono al Tempio per pregare e passare momenti di meditazione nella natura. A fine giugno poi il Podere Lesignano ospita anche la giornata di commemorazione del terribile terremoto che nel 2011 ha devastato la regione del Totoku in Giappone.

Gianluigi Pagano

mercoledì 19 ottobre 2022

LA QUINTA EDIZIONE DELLA MILANO WINE WEEK: VARI WALK TASTING E MASTERCLASS PER BORGHI D’EUROPA

 






E’ appena terminata la quinta edizione della Milano Wine Week,che si conferma indubbiamente manifestazione fondamentale (a carattere non fieristico) per la diffusione delle cultura del vino,rivolta sia a un pubblico business ed internazionale che al consumatore finale.

Vino protagonista assoluto nella metropoli meneghina, grazie a più di 260 eventi svoltisi per 9 lunghi giorni nei 6 wine district in varie zone della città e nei due Palazzi storici di Corso Venezia, Palazzo Bovara, headquarter di 44 masterclass (21 internazionali) e delle iniziative business e lo splendido Palazzo Serbelloni, teatro dei walk around tasting per i winelovers.

Borghi d’Europa ha partecipato ad alcuni momenti importanti di questa quinta Milano Wine Week, partendo dalla presentazione e grande banco d’assaggio della Guida Slow Wine 2023 sabato 8 ottobre c.m. .

Numerosissime le etichette presenti al gran tasting di Slow Wine: per il mondo delle bollicine apprezzatissimi l’Alta Langa Docg Pas Dosè Blanc de Noir 2016 di Giulio Cocchi (Pinot Nero in purezza) di Cocconato (At), il Franciacorta Dosaggio Zero Bagnadore Riserva 2014 di Barone Pizzini e poi due Oltrepò Pavese Pinot Nero Metodo Classico Docg, il Norema 2019 Extrabrut Rosè di Calatroni e il Vergomberra 2017 Pas Dosè di Bruno Verdi.

Tra i bianchi fermi, sicuramente promossi il Verdicchio Castelli di Jesi Superiore Sciocchina 2020 di Albamocco di Castelplanio (An), il Trebbiano d’Abruzzo 2021 della Cantina Bossanova di Controguerra (Te), il Valle d’Aosta Doc Chambave Muscat Flètri 2020 di La Vrille, il Friuli Isonzo Doc Friulano Sensar 2020 di Mauro Drius di Cormòns (Go) ed infine il Colli Tortonesi Timorasso Filari 2020 di Luigi Boveri di Costa Vescovato (Al).

Sui rossi, degni menzione sono il Graticciaia Igp Negroamaro 2017 di Vallone di Lecce, il Buttafuoco Solinghino 2021 di Andrea Picchioni di Canneto Pavese, il Buttafuoco Costa Baresine 2018 della Cantina Roccapietra di Scuropasso di Pietra de Giorgi, l’Oltrepò Pavese Pinot Nero Bertone 2019 di Conte Vistarino di Rooca de Giorgi, l’Oltrepò Pavese Pinot Nero Carillo 2021 di Frecciarossa di Casteggio ed infine, dalla Valtellina, il Grumello Superiore Riseva Buon Consiglio 2016 di Arpepe.

Nella location di Palazzo Bovara invece, Borghi d’Europa ha presenziato a tre masterclass tematiche: la prima “Espressioni di Collio”, a cura del Consorzio Tutela Vini Collio, dedicata ai 3 vitigni autoctoni di questa nobile zona (Ribolla Gialla Doc, Friulano Doc e Malvasia Doc Collio), poi quella promossa dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese (condotta dal Diretttore del Consorzio Carlo Veronese) circa le bollicine di Pinot Nero che durano nel tempo, dove ha spiccato il Pinot Nero Metodo Classico Docg 2011 Milesimato Extrabrut Vincenzo Comi Riserva del Fondatore di Travaglino, ed infine alla masterclass sui vini di Giulio Fiamberti, produttori in Oltrepò Pavese dal 1814!

Nell’altro headquarter della Milano Wine Week, ovvero Palazzo Serbelloni, Borghi d’Europa ha partecipato al walk around tasting dedicato al progetto “Eccellenze Europee del Gusto, Nati per stare insieme”, col connubio tra Grana Padano e i Vini di Ascovilo e poi al viaggio alla scoperta delle etichette della Doc Castel del Monte in Puglia.

La chicca finale della quinta edizione della Milano Wine Week è stata la serata benefica promossa dalle Donne del Vino Lombardia a favore dell’Istituto dei Ciechi Onlus di Milano: 7 calici divisi nelle due anime del Pinot Nero dell’Oltrepò (bollicine importanti e rossi di grande armonia), il fascino della Sala Barozzi dello storico Palazzo di Via Vivaio e le note dell’antico organo Balbiani Vegezzi-Bossi suonate dal Maestro Compositore Francesco Ferrario.

In alto i calici!

 

 

venerdì 14 ottobre 2022

Borghi d'Europa alla Trattoria Norge di Romano d'Ezzelino – L'Europa in tavola

  Borghi d'Europa propone un viaggio nelle Terre Alte, da ottobre 2022 a febbraio 2023, per il Percorso Internazionale La Montagna dell'informazione.

L'iniziativa ha come obiettivo quello di 'informare chi informa', realizzando un percorso di conoscenza fatto di visite dirette, racconti di storie di luoghi, genti ed eccellenze.



A Romano d'Ezzelino i giornalisti e i comunicatori della rete hanno visitato la Trattoria Norge, ove Michela e Montassar, con il proprio staff, portano avanti una cucina di grande efficacia, legata profondamente alle tradizioni e alle eccellenze del territorio.


" Abbiamo voluto andare a tavola al Norge – commenta Renzo Lupatin, presidente di Borghi d'Europa -, in un giorno qualsiasi della settimana, al fine di cogliere negli oggettivi limiti di un menù di lavoro, il talento del ristorante."


La visita ci dà : la proposta di un piatto unico di grande impatto e un menù di due primi e due secondi.

Diciamolo subito : ci troviamo di fronte a piatti ben concepiti (anche nell'impatto visivo), semplicemente buoni, senza esagerazioni e con un occhio di riguardo alla qualità dell'accoglienza, senza riverenze untuose, ma in uno stile impeccabile, basato sulla colloquialità non invasiva.


Montassar è arrivato al Norge nel 2020, dopo 12 anni di esperienze in un noto ristorante della zona.

Oltre alla cucina di carne e selvaggina, propone anche il pesce, che gli giunge freschissimo da Mazara del Vallo dalla propria famiglia di pescatori.



"In un’atmosfera curata, elegante ed intima potrai assaporare i nostri piatti della tradizione, rivisitati in chiave moderna. La passione e la comprovata esperienza dello chef rendono speciali tutti i nostri piatti, sapientemente creati con ingredienti di primissima qualità. "


L'esordio in tavola con un ottimo chiaretto dell'azienda Santa Sofia di Pedemonte di Valpolicella.

Mirco, responsabile commerciale dell'azienda per la zona, ha poi proposto con le carni il Valpolicella Ripasso DOC Superiore.

"Di un bel rubino rosso, limpido e assai brillante, con unghia rubino-granata di ottima tenuta, ha naso deciso, con ricordi di amarene sotto spirito, prugne secche, pot pourri di fiori secchi, sottobosco, chiodi di garofano, rovere pregiato, cannella e radice di liquirizia: un profilo olfattivo ampio, avvolgente e aristocratico. In bocca mostra concentrazione, una texture tannica setosa e vellutata, un’acidità molto dinamica e un calibrato calore alcolico; di notevole intensità gustativa, chiude lungo e pulito."



Le cantine di Santa Sofia sono nella parte sottostante e a lato di Villa Santa Sofia, in passato conosciuta come Villa Serego. Iniziata nel 1560 su disegno di Andrea Palladio, la villa fu costruita su commissione di Marcantonio Serego, nobiluomo molto stimato e sposato a Ginevra Alighieri, anche se il grandioso progetto venne in realtà compiuto solo in piccola parte e ciò che si può vedere oggi è circa un terzo del disegno originale di Palladio.


La Trattoria Norge è stata inserita nelle Vie del Gusto del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, patrocinato dala IAI -Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico ionica.

Ogni mese i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa visiteranno il locale, che proporrà menù ispirati alla stagionalità e alle eccellenze del territorio. Le 'voci' dei produttori accompagneranno questo viaggio del gusto, che riscopre la trattoria come luogo di incontro e di conoscenza.



venerdì 7 ottobre 2022

Milano, Vetrina del Gusto - La sostenibilità aziendale e il sostegno di Konsum srl (Cornuda-TV) alle iniziative di informazione di Eurosostenibilità

 




Borghi d'Europa propone oggi le interviste realizzate da giornalisti della stampa nazionale ed internazionale sui temi di Eurosostenibilità.

Lo scopo è quello di realizzare una imponente campagna che si concretizzerà nella pubblicazione di oltre 1000 servizi informativi e nella realizzazione di almeno 20 trasmissioni multimediali,grazie alla rete del progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Ionica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico ionica).

A Milano,Vetrina del Gusto,i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa hannopresentanto le iniziative di informazione che Konsum srl intraprende dal 2020, distribuendo anche una importante cartella stampa con tutti i servizi informativi e i link delle rassegne stampa.

" Sono sostanzialmente due i temi che abbiamo affrontato- ci raccontano gli amministratori dell'Azienda- : i teni della sostenibilità ' dentro' le aziende e i temi della sostenibilità lungo la nostra filiera"

"La definizione di azienda sostenibile- commenta Valentino de Faveri, amministratore di Konsum srl-, può essere espressa come l'impegno di un'impresa verso un modello di business responsabile, il cui scopo è quello di garantire uno sviluppo sostenibile fortemente attento alla salute del pianeta e al benessere sociale ed economico delle persone. "

La Guida di Sorgenia alla sostenibilità, racchiude importanti osservazioni :

" Per capire come rendere un’azienda sostenibile bisogna innanzitutto comprendere quali sono gli aspetti che consentono a un’impresa di definirsi una realtà sostenibile. Si tratta in particolare del suo impatto positivo sull’ambiente, la società e l’economia, il quale deve essere misurabile attraverso indicatori condivisi e misurabili che garantiscano la massima trasparenza. In genere ci si avvale di certificazioni internazionali riconosciute, ad esempio per misurare la sostenibilità ambientale dell’azienda o il rispetto e la tutela dei lavoratori.

Questo processo deve essere quanto più possibile aperto e accessibile a chiunque, mettendo a disposizione dati e informazioni, ma anche creando una corretta comunicazione con i cittadini, le imprese e le istituzioni affinché ogni soggetto possa verificare le azioni concrete realizzate dall’azienda nei confronti della sostenibilità. In generale, sono strategie e interventi di lungo periodo, attraverso i quali l’azienda mostra il suo percorso verso un futuro sostenibile e fornisce resoconti periodici per valutare il raggiungimento dei vari obiettivi.

Ad esempio, un’azienda che vuole ridurre le emissioni di CO2 deve pianificare una strategia di lungo termine, stabilendo obiettivi intermedi per controllare il rispetto del piano di diminuzione dei gas serra prodotti, avvalendosi di certificatori esterni, indipendenti e riconosciuti per verificare il conseguimento dei target prefissati. La sostenibilità aziendale è ormai un approccio imprescindibile, un processo con il quale tutte le aziende devono confrontarsi per rimanere competitive e rendere il proprio business resiliente grazie ai benefici sociali, ambientali ed economici che è in grado di generare. "

La presentazione del progetto informativo a Milano ha l'obiettivo di innescare un ampliamento del parterre comunicativo.


" Occorre prevedere per il 2023 un approfondimento ulteriore di queste tematiche - ha conclusoil suo intervento Valentino de Faveri-, per definire con sempre maggior precisione i significati autentici della 'parola' sostenibilità affinchè non diventi una pura enunciazione o, ancor peggio, uno slogan di moda."




venerdì 9 settembre 2022

Vittorio Veneto, Borgo del Gusto – La terza giornata di incontri alla Osteria Dante da Buba

 La terza giornata di Vittorio Veneto,Borgo del Gusto si è aperta alla Osteria Dante da Buba,

con la presentazione del Percorso Internazionale Aquositas,le Vie d'Acqua.





Borghi d'Europa promuove infatti un circuito internazionale di borghi e territori (Aquositas), profondamente segnati nella storia e nell’ambiente dalla presenza di un elemento comune: l’acqua. Il circuito organizza e promuove dei percorsi internazionali d’informazione per mettere a confronto idee, iniziative, progetti, capaci di seguire il filo logico della valorizzazione rispettosa degli equilibri sociali, culturali ed ambientali dei territori di riferimento.

Le Terre del Piave sono state scelte come zona capofila del Percorso, che comprende anche: Mattuglie (Riviera Litoraneo-Montana Abazia,Croazia); Buje (Croazia); Portorose-Pirano (Slovenia) ; Stiria e Tirolo Orientale (Austria); Terre fra Piave Livenza Stella e Tagliamento, Chioggia; Riviera Romagnola; Fossacesia (Abruzzo) e la Calabria; il Canton Ticino; la Valtellina.


L'Itticoltura Tonini di San Bartolomeo di Saletto di Piave è intervenuta per far degustare la trota di risogiva affumicata.

" Il nostro allevamento ittico è realizzato con l'ausilio di ampie vasche alimentate da acque risorgive che danno garanzia di salubrità; il ciclo di vita del pesce viene accompagnato da un'alimentazione di tipo artificiale personalizzata in relazione all'età del pesce e alle sue esigenze. Le fasi del ciclo ittico sono accompagnate nel pieno rispetto dei tempi dettati dalla natura e senza esasperazione dei processi."


L'Osteria Dante da Buba ha quindi proposto l'aringa danese con il porro.

La coltivazione del porro si è sviluppata soprattutto nelle regioni del centro Italia ed in Piemonte, specialmente a Chivasso. Il porro è usato in numerose ricette, in cui compare da protagonista. Usato in tutte le sue varianti, ben si adatta alle richieste crescenti di una cucina vegetariana e vegana. Nell’ultimo caso, alla buonissima crema di porro, realizzata con brodo vegetale, farina, olio extra vergine d’olivo e crostini, basterà sostituire il parmigiano reggiano con del lievito in scaglie, ed ecco una ricetta vegana. Il porro è ottimo gustato lesso, con un filo d’olio, può anche essere usato per i soffritti in sostituzione della cipolla o dell’aglio. Il sapore, decisamente più dolce, è ideale per i palati più delicati. Per apprenderne al meglio il suo largo impiego bisogna sbizzarrirsi con le zuppe, regine dell’inverno, dove mescolato al farro ed all’ orzo, arricchirà di gusto di ogni pietanza.”



Erik Moro, dell'azienda agricola Sergio Moro di Farra di Soligo, ha presentato i suoi vini col fondo

e,in particolare, quelli ColFondo Agricolo, massima espressione qualitativa della Glera rifermentata in bottiglia, senza sboccatura. Uve selezionate, colori torbidi e tappi a corona: elementi che si fondono, in una combinazione sempre diversa, per dare vita a vini dalla forte personalità, complessi, longevi. Naturalmente artigianali, con un tocco rock.


Da disciplinare i vini ColFondo Agricolo devono essere imbottigliati tra marzo e giugno dell’anno successivo alla vendemmia, mentre l’uscita nel mercato deve iniziare obbligatoriamente l’anno successivo all’imbottigliamento. Una scelta che vuole trasmettere e dare valore alla longevità di questo vino che, normalmente, attende solo un paio di mesi dall’imbottigliamento per la vendita. Lasciato riposare in bottiglia, rivela grandi sorprese.


Quando produciamo i nostri vini ci sentiamo quasi dei sarti. La trama è fatta di terra, viti e uve, e a noi non resta che andare a tagliare e cucire, per dare vita alla nostra creazione: unica, personale, irripetibile. Un vino lento, rispettoso del tempo e dei tempi, che ha bisogno di pazienza per nascere e di pazienza per essere consumato. Non una bevanda, ma la sublimazione di una vita, quella del vignaiolo. È la bottiglia che non manca mai in tavola e che racconta senza filtri esperienza e fatica, onestà e sudore, freschezza e semplicità. “


Per il Percorso La Via dei Norcini, il Salumificio San Giacomo di Vittorio Veneto ha proposto in degustazione la pancetta e la pancetta coppata.

Il salumificio San Giacomo per valorizzare il passato e mantenere inalterate le antiche tradizioni ha fatto sì che anche i sapori di una volta si siano mantenuti nel tempo. E’ proprio nel rispetto della tradizione che nasce il nostro laboratorio artigianale; l’esperienza nel settore, l’uso di carni suine nostrane, ma soprattutto la lavorazione manuale accurata dei nostri prodotti sono la garanzia della genuinità e della bontà quotidiana in tavola.”


venerdì 15 luglio 2022

La Via delle Buone Cose all'Antico Forno di Padova

  




Le sei tappe del gusto che legano le storie della pasticceria Antico Forno alle storie delle

piazze patavine, hanno portato i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa a proporre

un nuovo Percorso Internazionale : la Via delle cose buone..


Già le buone cose di veronelliana memoria.

Una guida del grande giornalista enogastronomo, i suoi Indirizzi di gola, sono ben presenti

ed hanno lasciato una traccia indelebile nella storia del Buongusto italiano.


Così, riallacciandosi a questo viaggio del gusto. questi splendidi ricordi, Borghi d'Europa ha voluto eleggere Giuseppe Bonaccorso quale speciale Virgilio, per accompagnare questo viaggio del gusto.


Il primo appuntamento si svolge all'Antico Forno di via dei Colli. Un filò (come è stato prontamente ribattezzato dai giornalisti), che prevede la narrazione di Giuseppe Bonaccorso e del suo itinerario professionale ( “....nel 2005 ho dovuto fare una scelta di vita“ ci racconta Giuseppe “la schiena mi faceva male a causa di ernie, il chirurgo mi ha costretto ad uscire dal laboratorio e così dalla panificazione ho deciso di dedicarmi interamente alla pasticceria.” ; la presentazione de La Via delle cose buone ; il percorso, tutto padovano, della rivista La Vaca Mora, sulle ferrovie (non) dimenticate.


Una degustazione dolce-salato non mancherà di deliziare gli ospiti.


Da sempre Giuseppe Bonaccorso accompagna le proprie eccellenze con i vini di Luigino Benotto di Valdobbiadene.


Luigino, imprenditore innamorato del suo lavoro, della sua Terra e della sua gente, inizia da giovane a seguire la cantina, e negli anni, proprio per seguire questa sua vocazione, da un lato si laurea in biologia e in marketing mix internazionale e dall’altro si dedica all’impegno politico locale ed al coordinamento delle varie attività naturalistiche (quali quella venatoria, etc) per garantire il rispetto e la proliferazione del suo Territorio.


Sonia, la figlia,laureanda in Economia dopo un diploma superiore in Enologia, giovanissima ma con le idee già molto chiare e molto motivata riguardo al suo ruolo nella Cantina e alle innovazioni che vuole portare.


Emanuela,la moglie, da dietro le quinte, ricopre due ruoli molto importanti, vale a dire: fungere da consigliera ed ispiratrice per ogni singola decisione importante da prendere riguardo al futuro della Cantina da un lato e gestire al meglio la famiglia Benotto, fulcro di tutta l’esistenza stessa della Cantina.


giovedì 16 giugno 2022

MILANO VETRINA DEL GUSTO:CIBO E VINO OLTRE AL DESIGN AL FUORISALONE 2022

 

 





E’ appena finito il Fuorisalone 2022 (e con esso il Salone Internazionale del Mobile a Rho) e Milano per una settimana è stata un crocevia di gente e di eventi collegati al design, ma anche di sapori, visto che in alcuni di questi eventi sono stati ben comunicati il buon cibo e il vino.

Italia del Gusto ha partecipato a tre diversi momenti del Fuorisalone in tre zone diverse della città meneghina, trovando in tutti ottimo cibo e vini di qualità.

Il primo appuntamento del Fuorisalone è stato all’Officina Ventura 14, nell’Hub Hybrid Restaurant, firmato De Smart Kitchen (ideato dagli chef Paco Zanobini ed Elena Minari), che ha visto protagonisti i piatti dello Chef Daniele Repetti (Ristorante Il Nido del Picchio una stella Michelin di Carpaneto Piacentino), abbinati ai vini di Cantine Romagnoli di Villò (Pc).

Vini del territorio come l’Ortrugo, la Malvasia e il Gutturnio e alcune grandi bolle Metodo Classico quelli presentati da Romagnoli, con presente il giovane titolare Alessandro Perini.

Il secondo momento dove  il design ha incontrato il cibo e il vino è stato allo Showroom Porada in zona Montenapoleone, con i vini langaroli di Dosio di La Morra (interessante il nuovo Riesling oltre al Barolo e al Roero Arneis) e le pietanze dello Chef stellato Mauro Elli.

 

Infine, l’ultimo evento del Fuorisalone è stata un’ottima Masterclass sui vini della Collezione Atelier di Valdo Spumanti di Valdobbiadene, un’anteprima della Milano Week 2022 allo  Spazio Haier al Superstudio Più di Via Tortona.

Così va bene!

venerdì 10 giugno 2022

LA PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA 2022/23 DI BORGHI D’EUROPA AL RISTORANTE ABITUDINI E FOLLIE DI ROMA

 





Borghi d'Europa organizza la presentazione dei programmi 2022/23 del progetto “L'Europa delle scienze e della cultura” patrocinato da IAI-Iniziativa Adriatico Jonica - Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica, a Roma, presso il ristorante e pinseria “Abitudini e Follie”.

Il ristorante si trova in zona Piazza Bologna/Policlinico, ed è un locale moderno, poliedrico ed accogliente, dove mangiare e bere bene in ogni momento della giornata.

“Siamo un originale coffee bar, un ristorante di qualità, un locale piacevole per pause dessert e un accogliente open pace per un aperitivo o una degustazione di vini” ci spiega Francesca, una dei titolari.

In questo contesto si terrà la conferenza stampa/degustazione di Borghi d'Europa, che prevede, fra gli altri temi, anche un simpatico confronto fra Porchetta di Ariccia e Porchetta Trevigiana, che saranno utilizzate nella farcitura della Pinsa romana.

Emanuele Spader, il 'Virgilio' de “La via dei Norcini”, titolare dell'omonimo Salumificio di Mosnigo, proporrà e racconterà la propria Porchetta Trevigiana.



LA PORCHETTA TREVIGIANA

Come specialità locale, la porchetta nasce solo nel 1919, tenuta a battesimo da Ermete Beltrame nella sua birreria sotto il Palazzo dei Trecento a Treviso. La porchetta trevigiana, da considerarsi quindi una preparazione moderna, è molto diversa dalla ricetta del centro Italia. Si presenta, come una specie di prosciutto ottenuto da un maiale che abbia meno di un anno; può essere con ossa o disossata, ma sempre a forma cilindrica.

Presenta internamente una colorazione bianchiccia, con delle parti in cui è evidente la speziatura, mentre esternamente si presenta dorata.

È molto fragrante, saporita e gustosa e può essere arricchita di altri sapori

A soddisfazione dei buongustai ricordiamo che la porchetta non è un alimento grasso, poiché nella fase di cottura i grassi vengono sciolti dal calore e raccolti in leccarde o in speciali vaschette. Una volta pronta, la porchetta va servita fredda e, nonostante sia (come deve essere) priva di additivi e conservanti, rimane saporita e fragrante almeno per due settimane se mantenuta in luogo refrigerato.


LA PORCHETTA DI ARICCIA IGP

La Porchetta ad Ariccia vanta una tradizione millenaria, presumibilmente risale all’ epoca preromana e alla popolazione dei Latini. Infatti, non solo si attribuisce ad Ariccia l’usanza di offrire le carni suine in sacrificio agli dei, ma si ritiene anche che, grazie alla presenza della nobiltà romana – che era solita trasferirsi ad Ariccia per la stagione estiva o per organizzare battute di caccia – si sia potuta sviluppare quella maestria artigiana nel preparare la porchetta che continua a tramandarsi nelle famiglie ariccine di padre in figlio.

La Porchetta di Ariccia IGP, di forma cilindrica, è caratterizzata da una crosta croccante di colore marrone. La carne è di colore bianco-rosa, inframmezzata dal marrone delle spezie. Al gusto si presenta molto saporita grazie alla presenza di rosmarino, aglio e pepe nero.

Le carcasse vengono disossate manualmente, asportando la carne in eccesso; successivamente si procede alla salatura con sale marino; seguono le fasi di riposo e di massaggio manuale per eliminare l’eventuale sale che non sia stato assorbito dalla carne.

Si procede quindi alla speziatura con aglio, rosmarino e pepe nero, in polvere o macinato grossolanamente. Prima della cottura la porchetta viene legata con uno spago in modo da mantenere la compattezza originaria. La cottura dura dalle tre alle sei ore, ad una temperatura compresa fra 160 e 280°C. Dopo essere stata sfornata viene posta nei locali di raffreddamento.

LA PINSA ROMANA Un alimento moderno, dalle radici antiche

Si tratta di una preparazione diventata famosa da poco tempo, ma che vanta origini antichissime. Risale niente meno che alle “mense” degli antichi romani, di cui parla Virgilio, dicendo che Enea, appena arrivato nel Lazio, fu costretto dalla fame a cibarsi delle mense.

Queste erano dischi di pasta di pane non (o pochissimo) lievitato, che servivano, come piatto ai soldati al campo o anche, nel periodo imperiale, come vassoi per mangiare, distesi sul triclinio, particolarmente i cibi sugosi. Questi “piatti” venivano poi dati da mangiare agli schiavi.

Col passare del tempo, queste mense vennero usate anche come “street food” per mangiare quando si era fuori casa e divennero sempre più lievitate e quindi adatte ad essere degustate, assieme ai cibi che vi si poneva sopra.

Ancor oggi si riscontrano precise eredità gastronomiche di questi usi, non solo nella Pizza Napoletana e nella Pisa Romana, ma anche nelle Piadine Romagnole e le Tigelle in uso nell’Appennino fra Modena e Bologna ed in tanti altri cibi tradizionali di quasi tutte le regioni d’Italia.

Le caratteristiche che distinguono la Pinsa Romana dalla Pizza Napoletana, sono innanzi tutto le dimensioni più ridotte e la forma ad elisse della prima, che predilige l’uso di nuove farine e cereali, come il kamut, ma anche orzo, farro e miglio soia e riso, e l'aggiunta di erbe aromatiche selvatiche.

La Pinsa prevede un apporto maggiore di acqua, e una percentuale più bassa di lievito, risultando così più digeribile e meno calorica, grazie anche alle lunghe lievitazioni (minimo 24 ore), all’alta idratazione dell'impasto (80% di acqua), al mix di farine, alla presenza di lievito madre, all'assenza di grasso animale ed all'impiego di una quantità limitata di olio. La morbidezza dell'interno della pinsa è frutto soprattutto della farina di riso, a cui spetta il compito di "fissare" l'acqua versata nell'impasto durante la cottura.

Un cibo dunque dalle caratteristiche assai interessanti, che merita di essere degustato, assieme agli alimenti che la nostra fantasia ci suggerirà di porci sopra. Vinca il migliore!

Gianluigi Pagano